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IL PADRONE DELLA FESTA

28 Gennaio 2015

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CL75 è un locale grazioso e ben curato di Porto San Giorgio. Lo trovate al civico 89 di viale Cavallotti. Mesce vino di qualità, propone formaggi e salumidi alto livello. Ma il primo impatto positivo è il sorriso della coppia dietro al bancone, che coppia lo anche nella vita.
Tripadvisor ne ha decreto massimo punteggio.
La cosa bella è che di tanto in tanto l’enoteca accoglie un gruppo di amanti della musica. Sono gli amici della Fondazione San Giacomo della Marca, che alternano mostre e convegni a sfondo economico e sociale, con il gusto delle sette note. Come dire: dimensione unica, interessi multipli.
Di fronte a calici di “rosso” superiore e di “bianco” delizioso passano le note di cantanti e gruppi famosi. Senza confini geografici o di genere.
L’altra sera, domenica 25 gennaio, è toccato all’ascolto di un trio: Fabi, Silvestri, Gazzé. Cioè: Niccolò, Daniele e Max.
Il loro ultimo lavoro s’intitola Il Padrone della Festa. In copertina un albero possente. Il disco risale a settembre del 2014 e nasce dopo un viaggio in Sud Sudan compiuto dai tre artisti insieme che avevano stretto amicizia nella scena musicale romana avviando un’attività live .
Tra l’altro, Fabi, nel 2010, doveva esibirsi a Porto San Giorgio quando gli morì la figlia Olivia. Un tragedia che ha trasformato il pensiero dell’uomo e del cantante.
Alzo le mani, è il primo brano della serata. «Io non suonerò mai così…» recita la canzone, «posso giocare, intrattenere, far tornare il buon umore o lacrimare». E’ una presa di coscienza: non siamo dei, non siamo superuomini, siamo esseri fragili, «alzo le mani». Ma non mi fermo.
Life is sweet racconta che «disteso sul fianco passo il tempo, passo il tempo fra intervalli di tempo e terra rossa, cambiando, cambiando prospettive cerco di capire il verso giusto, il giusto slancio per ripartire».
Cambiare prospettiva dunque, guardare con altri occhi. Perché continuare «non è soltanto una scelta ma è la sola rivolta possibile». Ma per questo occorre un «posto da raggiungere».
Spigolo tondo spiega il metodo: «La natura non propone angoli retti. E’ una sinfonia di contorni inesatti. E da sempre si oppone al teorema dell’uomo che la vuole inquadrare». Ma non c’è nulla da inquadrare, determinare, possedere, dicono Fabi Silvestri Gazzé, basta «imparare a guardare». A guardare la realtà per com’è, per come è stata creata, per il mistero che è. Guardare e stupirsi.
L’amore non esiste canta il nostro trio. Sembra un cliché di situazioni, sembra un prodotto di «dottrine moraliste sulle voglie della gente, è il più comodo rimedio alla paura di non essere capaci a rimanere soli». Dunque, l’amore non esiste… «ma esistiamo io e te…finché Dio l’avrà deciso o solamente finché dura?».
Zona Cesarini è la canzone del perdono e dell’amore misericordioso. «Mi metto in salvo io in zona Cesarini, ma è perché sei tu che mi perdoni e niente di più».
Gran finale con Come mi pare, un brano che gioca sugli opposti: «Chi vuole scrivere impari prima a leggere… chi vuole ridere impari prima a piangere, chi vuol capire prima deve riuscire a domandare». Una serata musicale con un percorso esistenziale denso.
L’ascolto è terminato. L‘allegra brigata apre la discussione, tra patate arrosto, vini e formaggi come sopra detti, cioè: squisiti.

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