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San Giacomo, un santo per l’oggi

22 Novembre 2013

Qui Giacomo (nella foto) nacque, qui operò, qui c’è un convento francescano che ne ospita le spoglie. Giacomo fu seguace di Francesco, il “gioioso mendicante”.
Perché ne parliamo? Questa non è mica una rubrica religiosa. Infatti, non vogliamo parlare di religione.
Prima di diventar santo, e prima ancora di farsi frate, Giacomo fu un giurista insigne.
Gran parte degli statuti comunali li scrisse lui. Era il tempo – inizio XV secolo – delle autonomie, quelle reali però, non le vuote parole e promesse dei federalisti post Gianfranco Miglio.
Lui teneva molto ai Comuni e alle libertà. Lo scrisse e lo fece vivere ai municipi italici.
Poi, indossato il saio, infiammò le piazze. Puntava il dito anche contro l’usura, che rendeva schiavi. E se le omelie poco potevano, molto di più potettero i Monti di Pietà – prestito senza interesse – che lui, insieme al confratello san Bernardino da Siena, creò quasi in ogni contrada. Ad Ascoli come a Fermo.
Due città non a caso. La cui guerra è secolare tanto che il futuro santo si impegnò a placarla. A Fermo donò una stupenda icona bizantina – soggetto la Madonna – come pegno di pacificazione. L’icona resta in una cappella del Duomo, la disfida corre ancora sotterranea.
Uomo del 1400, da confinare nel suo tempo? Non diremmo proprio. L’opera del santo ha ispirato a Porto San Giorgio una Fondazione omonima. Che oggi si occupa di sussidiarietà (libertà istituzionale e civile vera), giovani e lavoro.
Un mese fa un convegno all’Università Politecnica delle Marche. Sala di ingegneria dorica gremita di ragazzi, professori e imprenditori.
Come dire: l’Unione fa la forza! Le reti fanno il futuro!

 

IL PUNTO FERMO! San Giacomo, un santo per l’oggi

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